Colonia Libera Italiana Horgen

Cosimo Primiceri - Come ho scoperto le Colonie Libere

Fonte: Federazione Colonie Libere Italiane in Svizzera - Passaporti, Prego! Zurigo, 1985; pag. 67-69

Ero arrivato in Svizzera nella primavera del 1960 stabilendomi ad Horgen, un bel paese sul lago di Zurigo, dove poi abitai una decina di anni prima di trasferirmi in quella grande città. Come accade per tutti gli immigrati, nei primi tempi mi trovai un pò spaesato ed in difficoltà ad allacciare rapporti, non dico con gli svizzeri visto che non conoscevo una sola parola del loro dialetto, ma pure con i miei connazionali. Dopo pochi mesi mi iscrissi al mio sindacato di categoria, la F.O.M.O., della quale divenni in seguito un attivista, cosi come lo ero stato anche in Italia nella C.G.I.L.

In breve mi resi conto delle diversità di metodi ed azioni pratiche dei due sindacati, quello italiano e quello svizzero. In particolare mi stupiva lo scarso rapporto fra l'organizzazione e la «base». Questo modo di essere nel sindacato svizzero non permetteva a me, come pure ai miei connazionali ed agli altri stranieri, di allacciare contatti più correnti, anche sul piano personale. Ricordo bene che per scambiare qualche chiacchera, magari nel mio dialetto pugliese, la sera e nei finesettimana mi recavo alla piazza della stazione ferroviaria, dove c'era sempre qualcuno da incontrare, spinto dal bisogno di parlare con altri al di fuori dell'ambiente di fabbrica.

Questa quasi-necessità di andare alla stazione sopperiva, per me, alla mancanza in luogo di un'associazione italiana, che invece sapevo esistere in altri Comuni della zona. Poi un giorno questa specie di isolamento personale incominciò a sparire per caso.

Fu in una bella domenica dell'ottobre 1963. Il tempo era mite e così decisi di andare, come altre volte avevo fatto, a scoprire un'altra parte della grande Zurigo, per vederne le bellezze architettoniche, qualche angolo caratteristico o un museo. In effetti questa città è stupenda e molto interessante sotto parecchi aspetti ma questo particolare c'entra relativamente con la mia storia e con l'episodio che voglio rammentare qui.

Quel pomeriggio domenicale fu per me molto importante perché a un certo momento... scoprii l'esistenza della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera e questo fatto segnò assai gli anni miei, fino al tempo del mio rientro definitivo in Puglia per raggiunti limiti dell'età pensionabile. Mi trovai dunque a passare, per puro caso, davanti all'Hotel Limmathaus, nei pressi della Limmatplatz, e notai che all'entrata di questo vi erano parecchi connazionali, mentre altri arrivavano in continuazione. Incuriosito da questo assembramento, per me del tutto insolito, mi rivolsi ad uno di loro per chiedere la ragione di questo raduno. Quello, con tono amichevole, mi disse che nella grande sala dell'Hotel stavano per riprendere i lavori di un convegno, (il primo), sui «diritti democratici dei lavoratori stranieri in Svizzera». Tanto bastò per sentirmi invogliato a vedere e sentire cosa succedeva e poiché l'entrata era libera mi unii ai moltissimi presenti. L'avvenimento, me ne resi conto presto, aveva dell'eccezionale! Si tenga conto che a quei tempi era pericoloso, (agli effetti del permesso di soggiorno), anzi proibito per gli stranieri, fare in qualsiasi modo politica, nel senso stretto del termine. Indire pertanto un convegno sui «diritti democratici degli stranieri» era un atto coraggioso ed una dimostrazione pubblica di volontà di farsi valere come persone e potersi liberamente esprimere ed organizzarsi fra noi stranieri. A distanza di 20 anni molte cose sono cambiate e quel primo convegno, così a distanza, penso che sia stato un primo passo verso l'evoluzione della situazione in questo campo.


Il convegno era indetto dalla Federazione delle Colonie Libere Italiane, delle quali avevo sentito vagamente parlare. Seguii con attenzione (ed una certa sorpresa), i diversi interventi orali dei presenti e mi resi conto che avevo finalmente trovato... quel che cercavo da tempo! Una forma organizzata, democratica, popolare e antifascista. Alla fine della manifestazione avvicinai il compagno che aveva concluso il convegno con un discorso quanto mai lineare ed incisivo sul tema dibattuto nella giornata. Era Dante Peri, con il quale negli anni successivi ebbi poi stretti rapporti in quanto lui era titolare dell'ufficio I.N.C.A. di Zurigo, del quale divenni io stesso collaboratore esterno fino a quando, nell'ottobre dell'84, me ne tornai in patria.

Peri, in breve, mi illustrò e spiegò che cosa erano le Colonie Libere, le loro origini e finalità. Tutto questo mi entusiasmò e nei giorni che seguirono mi diedi subito da fare per creare una C.L.I. anche ad Horgen. Più tardi anche in località vicine. Non fu poi tanto difficoltoso. Come me, tanti altri connazionali sentivano la mancanza di un punto di riferimento, di una associazione «nostra», che si occupasse dei nostri tanti problemi, anche spiccioli, di tutti i giorni. La C.L.I. di Horgen prosperò velocemente e si ingrandì fino ad avere oltre 300 aderenti ed a promuovere tante attività che coinvolgevano emigrati di ogni età e formazione di base. Molti di costoro, oltre che a migliorare sul piano culturale generale e delle capacità personali, divennero poi dei buoni attivisti e dirigenti. Alcuni sono ancora oggi in Svizzera, ma ne conosco altri che, rientrati in patria, continuano ad essere impegnati in campo sociale, politico o sindacale. Fra questi ricordo in particolare Guido C., lombardo, come esempio di una persona seria che più di altri ha acquisito ed affinato qualità personali indubbie, cosa che probabilmente non gli sarebbe stata possibile se non avesse avuto l'occasione di vivere l'esperienza associativa della Colonia Libera, cosi come è stato sicuramente anche per altre migliaia e migliaia di ex-emigrati ed ex-emigrate.

Ecco, questo aspetto, spesso sottovalutato e comunque non evidenziato a sufficienza, quale uno dei meriti del movimento, non si può misurare, ma indubbiamente è di grande importanza per quanto ha contribuito ad arricchire a consentirci di elevare le nostre singole personalità. Cosi, almeno io, personalmente ne sono convinto, perché la militanza nelle C. L. I. ha contribuito ad aprirci, a tutti, un pò più gli occhi, a capire meglio chi è dalla parte dei lavoratori, chi in politica difende questi ed i valori della democrazia, della pace, il diritto al lavoro ed a una vita dignitosa, cose sulle quali in precedenza, prima di militare nelle Colonie Libere Italiane in Svizzera, avevamo magari le idee un pò confuse, per cause diverse.